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Interfacciamento con sistemi sanitari

Sanità mobile, chi controlla i dati medici raccolti dal mio smartphone? Con cellulare e app dedicate saremo monitorati 24 ore su 24. Ciò aiuterà a prevenire le malattie, ma i nostri profili medici dove finiranno e, soprattutto, come verranno utilizzati?

La mobile health, o mHealth, è un nuovo modello di assistenza socio-sanitaria realizzata attraverso l’utilizzo di dispositivi mobile come fit tracker, smartphone, monitoraggio remoto dei pazienti e smartwatch. Qualche esempio: app che misurano parametri vitali come la pressione del sangue, che indicano la giusta dose di insulina che un diabetico deve assumere, che ricordano ai pazienti quando e come assumere un farmaco, e ancora applicazioni che danno consigli dietetici per restare in forma e in buona salute stimolando attività fisica e benessere eccetera.

Secondo la Commissione Europea entro il 2017 saranno 3,4 miliardi le persone in possesso di uno smartphone e la metà di loro utilizzerà applicazioni di mHealth. Dal braccialetto che monitora la nostra attività fisica e come dormiamo, al tatuaggio che sottopelle monitora il nostro corpo e invia informazioni a centri di raccolta, passando ai sensori sui vestiti e alle lenti a contatto intelligenti, tutti saremo controllati e ipermonitorati.

Se è indubbio, come affermato Neelie Kroes, commissario europeo per l’agenda digitale nella Commissione Barroso II dal 2010 al 2014, che “la sanità mobile permetterà di ridurre il numero di visite costose in ospedale, di coinvolgere i cittadini nella gestione della propria salute e del proprio benessere e di promuovere la prevenzione. Inoltre, presenta opportunità da sogno per il fiorente comparto economico delle app e per gli imprenditori in questo campo” non si deve sottovalutare il ‘come’ devono essere gestite le miliardi di informazioni sensibili che questi strumenti sono in grado di raccogliere.

Con l’mHealth (e in generale con tutte le IoT) si modifica il concetto di raccolta, consenso e condivisione dei nostri dati personali. Se oggi, ogni volta che condividiamo con un click qualcosa su un social network, siamo (dovremmo) essere consapevoli che, oltre ad inviare le informazioni ad una pluralità quasi indefinita di persone, le stiamo ‘cedendo’ al social network di turno (seppur in licenza non esclusiva, ma gratuita) con possibilità di sub-licenza a terzi, da domani attraverso tecnologie dove non dovremmo nemmeno più fare click per condividere, le cose cambiano, e molto.

Quando indossiamo un fit tracker o uno smartwatch accettiamo termini di utilizzo e informativa privacy solo una volta; i nostri dati personali invece continuano ad essere inviati e condivisi ogni volta che utilizziamo quei dispositivi che, essendo always on, trasmettono informazioni sullo stato di salute ogni minuto senza domandare nulla né farci venire il dubbio: “Ma in questo momento sto inviando il numero dei miei battiti cardiaci a qualcuno?

Attenzione però, oltre alla mera ‘trasmissione’ dei nostri dati medici all’azienda di turno, le informazioni sulla nostra salute possono influenzare le cure mediche future, con il rischio che, informazioni (inesatte, incomplete o manipolate) circa la nostra salute possano indurre i medici a curarci in maniera errata. Si pensi infine alle possibili conseguenze secondarie sulla salute pubblica e sulle scelte politiche che potrebbero essere prese sulla base di dati medici errati o manipolati.

La manipolazione, la cura e l’archiviazione di questi dati devono quindi essere soggetti a sistemi di sicurezza rafforzati ed innovativi. Servono privacy by design ed esperti di data protection in ogni azienda che sviluppa dispositivi o apps per l’mHealth. Nel 2014 una violazione nel sistema di sicurezza della Community Health System ha prodotto un furto pari a 4,5 milioni di cartelle cliniche, e l’FBI si attende un notevole incremento di questo tipo di furti per l’anno in corso.

Serve quindi la tutela di queste informazioni mediche non solo nella fase iniziale, ma anche e soprattutto in quella di mantenimento e di gestione, con investimenti sia lato tecnologico, sia lato umano investendo in una cultura digitale e legale di chi opera in questo settore. Proprio in questo settore Goose’s egg e Focus Informatica stanno lavorando in collaborazione con altre importanti realtà nazionali ed internazionali per sviluppare i migliori e più sicuri dispositivi e soluzioni tecnologiche possibili.